A Wonderful World
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Introduzione:
AWW è un romanzo (parolona) ambientato in un mondo generato dall'unione di DAoC e le comuni vite reali. I protagonisti sono un gruppo di amici che studiano (fanno pve ) e che si imbattono nei problemi e nelle difficoltà che potrebbero esserci se il nostro ben amato DAoC fosse curato maggiormente sotto l'aspetto del socializzare. Posto di seguito i primi due episodi. Il terzo lo posterò tra qualche giorno in modo da consentire una piacevole lettura e non un numero elevato di informazioni da reperire in un solo colpo. Episodio 1: L’inizio di un’amicizia Daiulco e Raenad non si erano mai visti prima di allora e nessuno dei due immaginava come gli eventi futuri avrebbero intrecciato le loro vite. Era l’inizio di una calda mattina di settembre e i due ragazzi, il primo di 19 anni e il secondo di 17, si sentivano un po’ a disagio in quell’ambiente a loro estraneo. Si trovavano all’interno della Cittadella, una vastissima area in cui sorgeva una delle più grandi e importanti accademie della ******. In questo posto, attraverso l’impegno e il sacrificio, nascevano guerrieri dotati di straordinarie capacità: soldati, maghi e tutte le sottocategorie da loro derivanti. Il giorno prima, i due ragazzi si erano presentati all’Accademia per sapere quando sarebbero iniziati gli allenamenti preparatori. Non tutti potevano entrare all’Accademia. Bisognava affrontare un mese di duri ed estenuanti allenamenti seguiti da una prova di ammissione. Solo chi superava tale prova poteva iniziare i corsi accademici veri e propri. Oltre a Daiulco e a Raenad, c’erano migliaia di ragazzi e ragazze giunti da tutte le parti della regione con le loro stesse intenzioni. Erano le 8 di mattino e tutti gli aspiranti guerrieri attendevano che venissero aperti i cancelli della Cittadella. Qualche minuto e i tre cancelli della Cittadella si aprirono. Sulle soglie comparvero degli uomini che, con grande tono di voce, comunicarono agli aspiranti che sarebbero stati divisi in gruppi classificabili per luogo di provenienza e successivamente per cognome. Ci volle mezza giornata per classificare tutti coloro che si erano presentati ma, alla fine, i gruppi erano pronti. Gli organizzatori dissero che i corsi preparatori sarebbero iniziati l’indomani e in luoghi diversi, all’interno della Cittadella. Ed eccoci al presente. Come detto all’inizio, Daiulco e Raenad non si erano mai visti prima di allora e si conobbero quel mattino. Entrambi si erano recati al Dipartimento di Metallurgia, così come era stato detto ad un centinaio di loro coetanei. Arrivò un professore che dopo essersi presentato fece l’appello per verificare chi fosse realmente presente e chi no. Sia Daiulco che Raenad si accorsero di non essere nell’elenco e lo dissero al professore il quale, dopo aver parlato con un’altra persona, gli disse che c’era stato un errore e che dovevano presentarsi al Dipartimento di Magia. I due ragazzi, ancora a disagio e ora anche confusi, ringraziarono il professore e lasciarono quel dipartimento per raggiungere quello di Magia. Prima che lasciassero il dipartimento nella quale erano, il professore, aveva detto loro che per raggiungere il Dipartimento di Magia nel più breve tempo, avrebbero dovuto attraversare una breve ma fitta foresta verso est. Avrebbero dovuto inoltre portarsi una lanterna perché senza la luce, sarebbero stati aggrediti dalle creature che vivono nella foresta. Compreso il pericolo, Daiulco e Raenad presero ben due lanterne poichè volevano essere sicuri di arrivare sani e salvi al Dipartimento di Magia. I due ragazzi iniziarono a camminare e Daiulco attaccò bottone con Raenad. Iniziarono così a chiacchierare del più e del meno e si coinvolsero nei loro discorsi al punto tale di non rendersi conto che erano appena entrati nella foresta. Ad un tratto si fermarono. Il sentiero sulla quale si trovavano era interrotto e davanti a loro c’era un enorme albero caduto a terra. L’albero era così grosso e lungo che era praticamente impossibile aggirarlo o scavalcarlo. Daiulco diede allora la sua torcia a Raenad e gli chiese di spostarsi un po’. Poi estraette un oggetto cilindrico delle dimensioni di una penna stilo e con gli occhi un po’ increduli di Raenad che non aveva mai visto una cosa del genere, l’oggetto cilindrico divenne un bastone lungo due metri. Daiulco lo afferrò con decisione e colpì a terra davanti all’albero. Il colpo con il bastone causò un breve risucchio d’aria nella zona circostante per poi generare una devastante raffica d’aria che distrusse letteralmente una parte del tronco. Mentre Raenad rimaneva fermo e in silenzio, il bastone di Daiulco tornò il piccolo oggetto cilindrico di qualche istante prima. Raenad ridiede a Daiulco la lanterna e lui, nel prenderla in mano, iniziò a spiegare al ragazzo qualcosa di se e di quello strano bastone. Daiulco era nato in una famiglia di pastori in un povero villaggio delle regioni polari. Aveva condotto un’infanzia molto semplice e umile, lavorando con il padre per potersi permettere i soldi per andare a scuola. All’età di 12 anni, in seguito ad una carestia che colpì in villaggio e dopo la morte del padre, sua madre, non potendosi permettere di allevarlo, lo mandò a vivere dai preti presso il convento di Vaonal, un piccolo convento situato nella parte più estrema delle regioni polari. Durante il periodo di vita al convento, Daiulco prese i voti e divenne Prete. Fu introdotto alla religione e alla magia cristiana e all’uso del bastone e della staffa. Due anni dopo, purtroppo, morì anche la madre e Daiulco si ritrovò a dover decidere del suo futuro. Non aveva soldi e sapeva che non voleva passare tutta la sua vita al convento, seppure si trovasse bene. Decise così di proseguire l’istruzione che aveva ricevuto in quei due anni con lo scopo di diventare bravo al punto tale di poter essere ammesso in una Accademia gratuitamente. In ognuna delle accademie dello stato, per essere ammessi gratuitamente, bisognava dimostrare di essere abbastanza bravi da battere quattro allievi scelti casualmente del secondo anno di addestramento. Passarono così altri cinque anni e terminata la sua istruzione, Daiulco lasciò il convento di Vaonal per recarsi in una delle Accademie. Daiulco scelse una delle accademie più a sud delle regioni tropicali, ai confini meridionali dello stato. Aveva vissuto al freddo e al gelo per 19 anni e voleva cambiare. Voleva vivere in un luogo con un clima diverso da quello in cui era cresciuto. Per quanto riguarda il bastone, era stato un regalo del maestro di Daiulco ma l’insegnante, non aveva svelato all’allievo ne le funzioni ne le grandi potenzialità di quel bastone. Daiulco aveva iniziato a scoprirle durante il viaggio dalle regione polari a quelle tropicali. Daiulco e Raenad camminavano ormai da una buona mezz’oretta all’interno della foresta senza avere la ben che minima idea di quanto mancasse per il dipartimento. Poi successe qualcosa che mise in moto una serie di eventi imprevisti. Daiulco inciampò con una radice di un albero e nel perdere l’equilibrio, andò addosso a Raenad. Entrambi i ragazzi caddero a terra e con loro, le lanterne. Raenad e Daiulco si rialzarono e quest’ultimo chiese scusa per quanto appena successo. Le lanterne si erano rotte cadendo e i due ragazzi erano quasi al buio. Dagli alberi passava una leggerissima luce che non consentiva una grande visibilità. Poi un rumore e ancora un altro. Diversi rumori. Qualcosa si stava avvicinando a loro e quel qualcosa non era solo. Daiulco e Raenad si guardarono attorno cercando di vedere l’ambiente circostante ma la visibilità era veramente scarsa. Daiulco prese nuovamente l’oggetto cilindrico e lo trasformò in bastone. Poi però, si accorse che Raenad non aveva alcuna arma con se, o per lo meno non ne aveva di visibili. Daiulco: «Prepariamoci a combattere. Hai qualche arma con cui difenderti?». Raenad: «Tranquillo ho le mie risorse». Pochi secondi dopo i rumori cessarono, silenzio totale. I due ragazzi erano immobili e si aspettavano di essere attaccati. Sapevano di essere circondati seppure non avessero capito quanti fossero i loro imminenti nemici ne quanto distanti si trovassero da loro. Il silenzio si interruppe. Daiulco si preparò e mezzo secondo dopo, il suo bastone colpì qualcosa che aveva cercato di attaccarli, qualcosa di grosso, molto grosso. Seguirono altri colpi e poi di nuovo silenzio. Daiulco chiese a Raenad se era tutto a posto e Raenad rispose affermativamente. Daiulco era riuscito a colpire gli assalitori con estrema facilità. Quando era al convento, gli era capitato spesso di allenarsi con gli occhi bendati e combattere in quella foresta quasi completamente al buio, non era poi così diverso dagli allenamenti passati. Il silenzio si interruppe nuovamente e ripresero gli attacchi. Daiulco respinse i primi due aggressori ma il terzo, non riuscì a vederlo e il suo assalitore lo colpì in pieno. Daiulco cadde e il bastone rotolò lontano dal giovane prete. Daiulco si sentì come schiacciato. Qualcosa di grosso con lunghi denti aguzzi era sopra di lui. Daiulco cercò di contrastare l’avversario ma era allo stremo delle forze, non avrebbe resistito ancora a lungo. Poi però successe qualcosa che Daiulco non aveva previsto e che non poteva immaginare. Nelle mani di Raenad si generarono due palle infuocate che colpirono l’aggressore riducendolo in un mucchio di cenere. Nuovamente silenzio. Daiulco si rialzò e riprese il bastone. Non essendo più schiacciato, iniziava a riprendersi. Raenad: «Ho bisogno che li tieni a bada qualche secondo. Credi di farcela?». Daiulco: «Ho ancora un po’ di forze e ne sto recuperando di altre». Raenad: «Ok allora. Liberiamoci di questi cosi». Erano di nuovo al buio e Raenad incrociò le braccia. Daiulco aveva assunto la posizione di guardia, usata nel combattimento quando si aspetta che sia l’avversario a fare la prima mossa. Il silenzio svanì per l’ennesima volta e Daiulco era pronto a colpire chiunque si avvicinasse a loro. Però questa volta era un attacco multiplo e Daiulco si preparò a contrastare al meglio delle sue capacità. Gli aggressori erano a circa un metro dai ragazzi quando Raenad gridò a Daiulco di abbassarsi e di coprirsi gli occhi. Il prete fece all’istante quello che Raenad gli aveva appena detto senza nemmeno stare a pensarci. Una decina di grossi mostri con denti aguzzi stava per colpirli quando Raenad emanò un’ondata di fuoco in tutte le direzioni. Daiulco aprì gli occhi e vide che una grossa barriera di fuoco stava tenendo a distanza quelle orribili creature. I mostri però non scappavano e anzi, sembrava stessero aspettando che il fuoco finisse per attaccare. Fu così che Daiulco capì che doveva intervenire. Impugnò con maggiore forza il suo bastone e lo batté per terra con tutta la forza che aveva. Si generò un momentaneo vuoto d’aria come verificatosi con l’albero e quando il bastone sprigionò tutta la sua potenza, il getto d’aria devastante unito al fuoco, generò un onda di fuoco veramente paurosa. Come intensità, poteva essere paragonata ad una grossa esplosione. Tutti gli assalitori e tutto ciò che li circondava nel raggio di all’incirca dieci metri era andato distrutto, polverizzato. I due ragazzi controllarono la presenza di eventuali altri nemici ma in seguito all’onda infuocata, non ne erano rimasti. Daiulco si rivolse allora a Raenad. Daiulco: «Insieme siamo proprio forti, amico». Raenad: «Hai ragione, amico». L’aver unito le proprie forze per uscire da una situazione ostile aveva gettato le basi per una nuova, stupenda e duratura amicizia. Daiulco e Raenad ripresero a camminare e Raenad, per permettere ad entrambi di vedere dove andavano e di evitare altri spiacevoli incontri, tenne accesa una piccola palla di fuoco sulla mano. Dovevano sbrigarsi ad uscire dalla foresta, rischiavano di fare troppo tardi al loro primo giorno di addestramento alla Cittadella. Episodio 2: La barriera magica e la prima lezione Daiulco: «Devo dirti che sei stato proprio forte prima». Raenad: «Dai non esagerare. Non ho fatto nulla di particolarmente complicato». Daiulco: «Ma come hai fatto?». Raenad: «Il fuoco mi scorre nel corpo e in caso di necessità mi basta farlo fuoriuscire. Sono un Arcimago, o per meglio dire vorrei arrivare ad avere tale titolo». Raenad e Daiulco uscirono dalla foresta e si trovarono ai piedi di un immenso edificio. In cima al grande portone d’ingresso c’era la scritta “Dipartimento di Magia” e così, i due ragazzi capirono di essere finalmente giunti nel posto giusto. Camminarono in direzione del portone per entrare nel dipartimento quando vennero respinti da una barriera magica. Sia Daiulco che Raenad caddero a terra. Si rialzarono subito e iniziarono a riflettere. Che la barriera magica fosse una prova per entrare nel dipartimento? Raenad creò due sfere di fuoco che lanciò contro la barriera ma, le sfere, non ebbero alcun effetto. Ritentò facendole più grosse e le unì in una super sfera che lanciò con grande forza. Anche questa volta nulla. Daiulco prese il suo bastone, provò a colpire la barriera e il colpo d’aria generatosi la attraversò. Daiulco e Raenad si guardarono in faccia. Nessuno dei due ci capiva qualcosa. Qualche secondo dopo il getto d’aria tornò dalla barriera colpendo in pieno Daiulco che volò all’indietro di qualche metro, prima di cadere a terra. Raenad corse da Daiulco e lo aiutò a rialzarsi. I due ragazzi si trovavano in difficoltà. Passò qualche istante e poi entrambi capirono cosa dovevano fare. Si riavvicinarono alla barriera e Daiulco si accovacciò. Raenad generò la stessa ondata di fuoco che aveva utilizzato nella foresta e la diresse tutta verso la barriera magica del dipartimento. Daiulco battè a terra il bastone come aveva fatto nella foresta, con lo scopo di potenziare il fuoco di Raenad. La combinazione riuscì anche questa volta e il loro attacco si diresse con grande furia e potenza verso la barriera magica. Si sollevò molta polvere e ci volle qualche secondo prima che si potesse vedere l’ambiente circostante. I due ragazzi guardarono con attenzione e videro che si era formato un discreto buco nella barriera. L’aver unito le forze era servito anche questa volta. Raenad e Daiulco si avvicinarono alla barriera. Erano a meno di un metro quando il buco appena formato si richiuse. I due ragazzi non lo avevano ancora attraversato e la chiusura del buco li riportò alla situazione di partenza. Cosa potevano fare? I due ragazzi erano a corto di idee e tra il combattimento nella foresta e i tentativi per superare la barriera, avevano esaurito le proprie energie. Ad un tratto comparve dalla foresta un ragazzo alto e abbastanza robusto che guardò per un attimo Daiulco e Raenad e che poi si avvicinò fino a pochi metri dalla barriera magica. Alzò il braccio sinistro. I due ragazzi lo osservarono in silenzio. Dalla sua mano partì un raggio molto intenso che colpì la barriera. L’intensità della luce sprigionata dal raggio era così forte che Raenad e Daiulco dovettero chiudere gli occhi. L’impatto del raggio sulla barriera generò un grande boato, simile a quello di una violenta esplosione. Quando i due ragazzi riaprirono gli occhi, si accorsero che la barriera magica era scomparsa. Il potente raggio sprigionato dalla mano dello sconosciuto l’aveva distrutta ma la cosa più importante, era che lo sconosciuto non aveva avuto la ben che minima difficoltà nel fare quello che aveva fatto. Lo sconosciuto però, era scomparso nel nulla. «Cosa sta succedendo qui?» tuonò verbalmente un uomo uscendo dal portone del Dipartimento di Magia. Dietro di lui una cinquantina di ragazzi e ragazze. L’uomo riprese a parlare. Uomo: «Sono il professore di Fisica delle Magie e vorrei sapere per quale motivo avete distrutto la barriera magica. Durante una qualsiasi lezione di magia non bisogna mai annullare le protezioni che vengono inserite per evitare incidenti all’esterno del Dipartimento». Daiulco: «Guardi che non siamo stati noi. Ci abbiamo provato più volte ma senza riuscirci». Raenad: «Poi è arrivato un ragazzo alto e robusto che con un semplice colpo l’ha distrutta». Professore: «Ah sì? Peccato che non vedo nessuno qui fuori oltre a voi due e che nel dipartimento non è entrato nessuno». Daiulco: «Le ripeto che non siamo stati noi. Quel ragazzo bhè ecco, è sparito». Professore: «Adesso basta smettetela. Se volevate oltrepassare la barriera era sufficiente pronunciare la parola PERMESSO senza il bisogno di distruggerla. Ad ogni modo, seppure quello che avete fatto è sbagliato, sappiate che occorre avere un grande potere per distruggere una barriera così resistente. Adesso rientriamo tutti e riprendiamo questa prima lezione». Tutti rientrarono nel dipartimento, seguiti da Daiulco e Raenad. Una volta in aula, il professore chiese ai due ragazzi quale fosse il motivo della loro presenza. Raenad rispose che era stato commesso un errore con le liste del giorno prima, liste che avevano fatto andare lui e Daiulco nel dipartimento sbagliato. Il professore controllò le liste e dopo chiese al suo assistente di andare negli uffici della direzione della Cittadella e di informarsi in merito all’errore. L’assistente si teletrasportò via dall’aula e dopo qualche minuto ritornò. L’assistente comunicò al professore la veridicità dell’errore segnalato. Professore: «Bene, l’errore alle liste è reale e verrà corretto il prima possibile. Nel frattempo scegliete un posto dove sedervi, così potremo continuare». Daiulco e Raenad guardarono le varie file dei posti a sedere all’interno dell’aula. Osservando i suoi nuovi compagni di corso, Daiulco notò una gran bella ragazza che di certo non passava inosservata intenta a scrivere qualcosa su una pergamena. Intorno a lei però non c’erano posti liberi. Il giovane prete notò poi una fila nella quale era seduta solamente una splendida ragazza. Il resto della fila era stranamente vuoto così come lo erano la fila precedente e quella successiva. Era come se gli altri avessero voluto stare lontani da quella ragazza, come se la ragazza avesse avuto qualcosa di strano. Lo sguardo di Daiulco si fermò sulla ragazza che ricambiò con il proprio sguardo. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, Daiulco si rivolse a Raenad. Daiulco: «Senti Raenad, cosa ne dici se ci mettiamo la?». Raenad: «Intendi dire proprio la?». Daiulco: «Sì, nella fila vuota davanti a quella splendida ragazza». Raenad: «Ma veramente io non credo che vada bene lì». Daiulco: «E perché mai?». Raenad: «Perché ecco… bhè…». Era chiaro che Raenad sapeva qualcosa che Daiulco ignorava. Daiulco decise comunque di fare a modo suo e si incamminò verso la ragazza seduta da sola. Inizialmente, Raenad restò fermo ma poi, decise di seguire l’amico. Il professore disse che andava a ricreare la barriera protettiva e che, una volta tornato, avrebbero ripreso la lezione. Daiulco e Raenad si sedettero nella fila scelta dal prete. Daiulco si girò e guardando la ragazza lasciata sola, la salutò. Lei rispose al saluto. Daiulco le fece qualche domanda e questo fu l’inizio di una chiacchierata tra lui e la ragazza. La ragazza era molto socievole. Aveva la stessa età di Raenad, si chiamava Liulcla e indossava una catenina con una pietra blu e una lettera “A” intagliata nella pietra. Mentre Daiulco parlava con Liulcla, notava che Raenad stava volutamente in disparte. Daiulco non riusciva a capirne il motivo ma in quel momento non se ne curò più di tanto. Il professore rientrò in aula e riprese la lezione. Durante la lezione, Daiulco e Raenad seguirono scrupolosamente quello che veniva spiegato prendendo anche degli appunti. Finita la lezione, gli “apprendisti” uscirono dal Dipartimento di Magia. Liulcla salutò Daiulco e Raenad e si incamminò per un sentiero diverso dal loro. Dopo aver socializzato con Liulcla, Daiulco continuava a non capire cosa potesse esserci di strano nella ragazza al punto da far si che gli altri allievi la isolassero e che Raenad fosse così strano. Quindi, il prete decise di chiedere spiegazioni all’arcimago. Daiulco: «Credo che tu mi debba delle spiegazioni sul perché hai praticamente snobbato Liulcla». Raenad: «Hai un minima idea sulla provenienza di Liulcla?». Daiulco: «Veramente no». Raenad: «Liulcla viene da Asrusaci, una città non molto distante da qui». Daiulco: «E quindi?». Raenad: «Nello scorso secolo, gli abitanti di Asrusaci hanno iniziato a fare esperimenti con la magia intenzionati ad ottenere un nuovo tipo di magia». Daiulco: «Un nuovo tipo di magia? Non gli bastavano la bianca e la nera?». Raenad: «Vedi, la magia bianca è la magia sicura ma non è molto forte. La magia nera invece può avere un potere devastante ma è molto instabile e pericolosa anche per chi la usa. Gli abitanti di Asrusaci volevano ottenere un tipo di magia potente come la nera e sicuro come la bianca». Daiulco: «Scusa ma continuo a non capire. Cosa centra Liulcla con tutto questo?». Raenad: «Il progetto degli abitanti di Asrusaci fu giudicato pericoloso dalle altre città che istituirono un blocco commerciale su Asrusaci, nella speranza che tale progetto venisse sospeso. Il blocco commerciale però non suscitò gli effetti desiderati e le popolazioni delle altre città iniziarono ad accanirsi sugli abitanti di Asrusaci che viaggiavano al di fuori della propria città. Si venne così a creare un vero e proprio isolamento che non fece altro che peggiorare la situazione. Consapevoli di non dover più dare spiegazioni a nessuno, poiché isolati, la gente di Asrusaci continuò il proprio progetto riguardante la creazione di un terzo tipo di magia. Da allora sono passati diversi decenni e non si è saputo più nulla di quello che viene fatto all’interno della città. Nessuno è mai entrato ad Asrusaci così come nessuno ne è mai uscito». Daiulco: «Come fai a dirlo? E poi Liulcla non ha nulla di diverso dalle altre ragazze». Raenad: «Se qualcuno fosse entrato od uscito da Asrusaci ci sarebbero state una valanga di informazioni a riguardo. Inoltre gli abitanti di Asrusaci sono persone fisicamente molto belle e soprattutto, ogni abitante della città indossa una catenina con una pietra blu nella quale viene intagliata la lettera “A”». Raenad non riusciva a capire come mai una ragazza di Asrusaci avesse lasciato la propria città per cercare di essere ammessa nell’Accademia. Ad ogni modo, tutti gli “apprendisti” presenti nell’aula, avevano isolato la ragazza per paura di quello che potesse essere o fare. Nelle regioni tropicali, le persone avevano molta paura di ciò che non conoscevano o non capivano e, una ragazza proveniente da un luogo a loro divenuto misterioso nel corso del tempo, rientrava in ciò che non era comprensibile e di conseguenza, di cui avere paura. Terminata la spiegazione di Raenad, Daiulco continuava a non capire. Ai suoi occhi l’intera situazione era assurda. Nessuno meritava di essere isolato per una fesseria simile. Per lui era da stupidi un comportamento del genere e decise che non avrebbe permesso che Liulcla rimanesse isolata. Daiulco e Raenad parlarono a lungo su Liulcla e alla fine, anche Raenad si convinse che Daiulco aveva ragione. Entrambi decisero che avrebbero fatto amicizia con la giovane ragazza anche perché lei gli assomigliava. Era sola come lo erano stati loro all’inizio. <img src="http://www.metty.the-bart.org/other/daoc/sig.php?name=Daiulco&s=-1"/>
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Episodio 3: La ragazza di Asrusaci
Seppure fosse andato via dalla Cittadella ormai da ore, Daiulco continuava a pensare alla sua prima giornata di corso. Alloggiava in una piccola locanda nella quale, per potersi permettere l’alloggio, era costretto a lavorare. Doveva lavare le stoviglie per ore e ore, fino alle prime luci del mattino senza mai fermarsi. Il lavapiatti non era un lavoro molto faticoso, piuttosto monotono vista la ripetitività delle azioni. Ma Daiulco non era il tipo che si ferma davanti alle difficoltà e continuava, mosso dal suo scopo che consisteva nel rimanere a Nacatia e a seguire il corso di formazione alla Cittadella. Da un certo punto di vista era meglio fare il lavapiatti nella cucina che servire i clienti della locanda, uomini scapoli di mezza età dediti all’alcol e alle maniere rozze. Durante le ore di lavoro, Daiulco non era mai uscito dalla cucina ma visto il tipo di persone che frequentavano la locanda, era impossibile non udire le urla e il rumore generati da quella massa di gente. Entrò nella cucina una donna un po’ anzianotta che urlò al ragazzo di pulire le stoviglie con più rapidità. Poi successe qualcosa. La donna e il ragazzo si accorsero che tutti i rumori e le urla provenienti dalla locanda, erano scomparsi di colpo. La donna lasciò perdere il ragazzo e si diresse fuori dalla cucina. Daiulco chiuse l’acqua e asciugatosi le mani andò a vedere anche lui. Uscito dalla cucina notò che tutti gli uomini erano fermi e che fissavano una ragazza appena entrata nella locanda. La reazione collettiva degli uomini, all’ingresso della ragazza, era pienamente comprensibile considerato che né le ragazze né le donne frequentavano quel tipo di posto. La donna un po’ anzianotta tornò dietro al bancone. Proprietaria: «Perché sei entrata! Questo posto non è adatto alle ragazze». Ragazza: «Se non sbaglio questa è una locanda… Posso avere da bere?». Nel porre tale domanda la ragazza si avvicinò al bancone. La proprietaria le chiese cosa voleva da bere e la ragazza rispose. Nel frattempo si stava sedendo al bancone. Tutti i presenti nella locanda continuavano a fissarla stando fermi e in silenzio. Daiulco aveva riconosciuto subito la ragazza anche se lei non si era accorta della sua presenza. Era una ragazza che Daiulco conosceva a malapena ma che non si sarebbe mai aspettato di incontrare in un posto del genere: si trattava di Liulcla. La proprietaria le servì da bere e visto che non erano sorti problemi di nessun tipo, Daiulco tornò in cucina e riprese a lavare le stoviglie. Regnava ancora il silenzio e tutti gli uomini erano immobili. Liulcla stava bevendo tranquillamente quando, un uomo sulla quarantina le si avvicinò. Uomo: «Ehi bella ragazza ti va di bere qualcosa insieme a me?». Liulcla: «Sto già bevendo». Terminato di bere, Liulcla pagò la proprietaria e si alzò, pronta per andarsene dalla locanda. L’uomo che le aveva proposto di bere le mise una mano sul sedere. Uomo: «Dove pensa di andare una così bella cagna come te? Rimani qui che ci divertiamo…». Liulcla: «Nessuno si può permettere di parlarmi così. Chiedimi subito scusa». Uomo: «Per cosa dovrei mai chiedere scusa? Ho solo detto che sei una bella». L’uomo non potè finire la frase che Liulcla lo colpì con un pugno ben assestato. L’uomo cadde a terra privo di sensi. Si alzò da una sedia un altro uomo dicendo che quello che Liulcla aveva colpito era un suo amico e che gli avrebbe insegnato lui le buone maniere. L’uomo corse verso Liulcla cercando di compirla ma la ragazza alzò la mano destra e un piccolo fulmine colpì l’uomo che volò all’indietro cadendo sopra un tavolo di legno che si ruppe con l’impatto. Liulcla: «Allora, ci sono altri di voi desiderosi di insegnarmi le buone maniere?». Nessuno parlò. Daiulco aveva sentito il frastuono del tavolo rottosi e si era precipitato a vedere personalmente cosa fosse successo, pronto ad aiutare la neo amica. Fuori dalla cucina però Daiulco aveva trovato un tavolo rotto, due uomini a terra e Liulcla perfettamente normale. Liulcla guardò verso la proprietaria e le lanciò delle monete. Le disse che erano per il tavolo rotto e si girò, pronta per uscire dalla locanda. Giunta alla soglia della porta d’ingresso però, un pugnale la colpì alla spalla. Un uomo le aveva lanciato un coltello approfittando del fatto che la ragazza era di spalle. Liulcla si girò e fece per lanciare contro l’uomo un fulmine ma fu anticipata da Daiulco che facendo uno scatto fulmineo aveva raggiunto l’uomo e lo aveva preso a pugni. Un altro uomo però aveva colpito un occhio del ragazzo con un pugno. Liulcla colpì allora il quarto uomo con un fulmine e questo segnò l’inizio di un grossa rissa. Assistendo quasi imponente alla scena, la proprietaria si diede un po’ di coraggio ed urlò a tutti i presenti di fermarsi perché altrimenti non avrebbe più dato loro da bere. Incredibilmente, tutti gli uomini presenti nella locanda si fermarono visto l’avvertimento ricevuto. La donna si rivolse poi a Daiulco e gli disse che era licenziato e che aveva cinque minuti per lasciare la sua stanza. Daiulco guardò Liulcla e poi salì le scale diretto alla sua stanza. Entrò nella piccola camera che aveva e prese i suoi vestiti e le altre cose personali per metterle nella sua sacca. Aveva quasi messo via tutto quando la porta si aprì. Daiulco si girò e vide Liulcla. Liulcla: «Grazie per essere intervenuto in mia difesa ma potevo cavarmela anche da sola. Inoltre con la tua azione sei stato licenziato e hai perso la camera in cui alloggiavi». Daiulco: «Già ma non potevo stare a guardare come se niente fosse». Daiulco notò che Liulcla aveva ancora il pugnale nella spalla e glielo tolse delicatamente. Poi prese delle bende per fasciarle la spalla ma si accorse che la ferita iniziava a richiudersi. Pochi secondi dopo non c’era più alcun segno della ferita. Daiulco era sbigottito. Non aveva mai visto né sentito parlare di nulla del genere. Liulcla gli sorrise e poi gli disse che tutte le persone di Asrusaci avevano la capacità di guarire le proprie ferite in modo molto rapido. Raccolte tutte le sue cose, Daiulco e Liulcla uscirono dalla locanda. Ci volle qualche minuto prima che uno dei due disse qualcosa. Liulcla abbassò lo sguardo verso il basso e iniziò a parlare. Liulcla: «Scusami per quanto successo alla locanda. E’ colpa mia se hai perso lavoro e camera». Daiulco si fermò vedendo il ragazzo smettere di camminare, anche Liulcla si fermò. Daiulco le alzò lo sguardo con la mano e poi le rispose. Daiulco: «Non preoccuparti giovane fringuella non è colpa tua. Ho deciso io di intervenire e nel prendere tale decisione sapevo benissimo verso quali rischi andavo in contro». Liulcla: «E ora cosa farai? Dove passerai la notte?». Daiulco: «Non ho soldi quindi è escluso che possa andare in un’altra locanda. Ad ogni modo non mi preoccupo. So cavarmela e qualcosa mi inventerò». Liulcla si era sorpresa del modo in cui Daiulco l’aveva chiamata. Inoltre tutto l’atteggiamento di Daiulco era troppo amichevole e la ragazza non ne capiva il motivo. In fondo lo aveva conosciuto poche ore prima e non comprendeva il perché di un comportamento simile. I due passeggiarono per la città per un bel po’ di tempo ed ebbero così modo di parlare e continuare a conoscersi. Ad un tratto, si accorsero di essere finiti in un bivio senza uscita. Si girarono per tornare indietro ma sulla loro strada trovarono una decina di uomini dall’aspetto poco rassicurante. Daiulco li riconobbe subito. Erano alcuni uomini presenti alla locanda durante il tafferuglio che, non contenti di come si era concluso alla locanda, dovevano averli seguiti per tutto il tempo. Daiulco prese il bastone e senza ingrandirlo diede agli uomini un ultimatum. Daiulco: «Andatevene subito via o sarò costretto ad usare il mio bastone». Liulcla lo guardò in modo scettico. In fondo Daiulco aveva in mano un oggetto delle dimensioni di una bacchetta d’orchestra. Il gruppo si mise a ridere e continuò ad avanzare. Poi due di loro fecero uno scatto verso Daiulco, pronti per attaccarlo. Liulcla si preparò a colpirli con due fulmini ma la reazione dell’amico la spiazzò. Daiulco ingrandì la bacchetta che divenne un bastone grosso e duro con la quale colpì i due aggressori. Il ragazzo lo fece poi roteare in alto con una sola mano, in attesa che altri uomini del gruppo si facessero avanti intenzionati ad attaccare. Gli uomini del gruppo rimasero fermi qualche secondo, poi presero in mano delle travi di legno trovate per terra e si diressero verso Daiulco. A quel punto Liulcla fece qualcosa con le mani, qualcosa che emanò piccole scintille di luce. Gli aggressori non notarono nulla e continuarono a dirigersi verso Daiulco. Il ragazzo stava per bloccare gli attacchi quando una barriera sferica di colore giallo lo circondò respingendo tutti gli attacchi. Gli uomini caddero a terra. Uno di loro osservò la ragazza e notò il ciondolo con impressa la A. Con il terrore sul viso, gridò al resto della marmaglia di scappare perchè la ragazza proveniva da Asrusaci. Terrorizzati dalla notizia scioccante, tutti gli aggressori scapparono via. Daiulco ritrasformò il bastone e lo mise in tasca. Si girò quindi verso Liulcla. Daiulco: «Ottima idea usare la versione base della “barriera protettiva”». Liulcla: «Non sapevo che conoscessi anche la magia». Daiulco: «Quando ero al convento ho deciso di seguire entrambe le vie dei preti. Preferisco però combattere che usare la magia». Liulcla: «Sai, hai un bastone veramente speciale. Non ne ho mai visti di simili ad Asrusaci». Daiulco: «Me lo ha regalato il mio maestro poco prima che lasciassi il convento. Posso anche sprigionare il vento lo sai?». Liulcla: «Il vento? Ma non è una particolarità dei Teurghi?». Daiulco: «Già. Eppure fin da quando ero piccolo ho sempre avuto un forte legame con il vento. Vivevo al convento da quasi due anni e ricordo un giorno ci fu una bruttissima tempesta d’aria. Alcune finestre non ressero la furia della tempesta e si ruppero. La tempesta entro così anche in alcune stante, compresa la mia. Nella stanza c’eravamo soltanto io e il mio maestro. Appena il vento sfiorò il mio viso, mi sentii come se mi stesse dicendo qualcosa a me incomprensibile. Allora cercai di parlargli e gli dissi di smettere di abbattersi sul convento con tanta furia». Liulcla: «E poi? Cosa successe?». Daiulco: «Con lo stupore del mio maestro, nel giro di pochi secondi, l’intera tempesta d’aria scomparve». Liulcla: «Fantastico! Allora puoi comunicare con il vento?». Daiulco: «Non come vorrei purtroppo. A volte riesco e a volte no e non sono ancora riuscito a capire come mai. Ad ogni modo, da quel giorno, oltre che a studiare entrambe le vie dei preti, ho sfruttato ogni momento libero per studiare i venti e il Sentiero dell’Aria. E tu?». Liulcla: «Io studio fin da piccola per diventare chierica. Ho scelto il Sentiero del Combattimento ma come te conosco comunque qualche magia curativa». Parlando allegramente, si fece tardi e Liulcla chiese a Daiulco se poteva accompagnarla a casa. Daiulco, accettò. Durante la strada, i due ragazzi continuarono a parlare e a scambiarsi informazioni, in modo da continuare a conoscersi. Giunsero davanti alla casa di Liulcla e Daiulco la salutò e si rimise in marcia. Liulcla che nonostante le parole di Daiulco si sentiva in colpa per il licenziamento, dopo un secondo di insicurezza gli propose di stare da lei per un po’, giusto il tempo di cercare con calma un buon posto dove poter vivere. Inizialmente Daiulco rifiutò ma l’insistenza di Liulcla lo spinse ad accettare. Entrati in casa, Daiulco si ritrovò in un ambiente molto pulito e ben arredato. Dai mobili e dagli ornamenti, sembrava che Liulcla fosse abbastanza ricca e fino a quel momento, Daiulco aveva pensato della ragazza molte cose, tranne che potesse essere ricca. Liulcla non vestiva come una persona ricca o per meglio dire come una nobile né parlava come una nobile. Difficilmente c’erano persone ricche che non fossero nobili nelle regioni tropicali. Daiulco smise di fare certi ragionamenti anche perché non aveva la ben che minima idea di come potesse essere la vita ad Asrusaci e soprattutto perché per lui, le persone non andavano classificate o giudicate in relazione alle cose che hanno. Liulcla mostrò tutta la casa a Daiulco concludendo il giro alla camera nella quale sarebbe stato. Poi, Liulcla lo lasciò solo per permettergli di sistemare le sue cose. Dopo qualche minuto, Daiulco sentì un’altra voce femminile all’interno della casa ma non capì di chi poteva trattarsi visto l’orario. Daiulco uscì dalla sua stanza e raggiunse Liulcla per capire di chi fosse la seconda voce femminile. Arrivato da Liulcla, vide una ragazza accanto a lei. La ragazza aveva la stessa altezza di Liulcla e lo stesso colore dei capelli. Liulcla: «Daiulco, ti presento Misoan». Daiulco: «Ciao Misoan, piacere di conoscerti». Misoan: «Ciao…». Liulcla: «Misoan è mia sorella». Daiulco rimase spiazzato. Durante tutto il tempo in cui lui e Liulcla avevano parlato iniziando così a conoscersi, lei non aveva mai menzionato Misoan. Liulcla aveva parlato dei suoi genitori rimasti ad Asrusaci e del suo passato ma nulla che potesse far intuire l’esistenza di una sorella. Perché Liulcla non aveva menzionato la sorella? C’era forse altro che Daiulco avrebbe dovuto scoprire? Daiulco notò che anche Misoan aveva un ciondolo come quello di Liulcla. Prima che Daiulco potesse farle qualche domanda però, Misoan si congedò nella sua camera dicendo che era molto stanca e che aveva bisogno di dormire. Il giorno dopo, Daiulco, Liulcla e Misoan andarono tutti e tre insieme alla Cittadella per le lezioni giornaliere. Durante la mattina, Daiulco aveva intrattenuto una lunga e piacevole conversazione con le due sorelle e, nel parlare con Misoan, il ragazzo aveva appreso che anche lei era nel loro stesso gruppo di corso. Misoan però, il giorno prima non era potuta venire perché non era ancora arrivata a Nacatia. I tre ragazzi arrivarono alla Cittadella e una volta giunti al Dipartimento di Magia, Raenad si aggiunse a loro. <img src="http://www.metty.the-bart.org/other/daoc/sig.php?name=Daiulco&s=-1"/>
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Eccovi il quarto episodio...
Episodio 4: Le due chieriche Raenad fu sorpreso di trovare Daiulco con Liulcla e con l’altra ragazza che non conosceva. Notò che i tre sembravano avere un certo feeling, soprattutto Liulcla e Daiulco. Liulcla presentò Misoan a Raenad e Daiulco gli disse che Misoan e Liulcla erano sorelle. Raenad continuava ad essere sorpreso. Era successo qualcosa il giorno prima, dopo che si erano separati alla fine della lezione? E se sì cosa? Arrivò il professore e tutti gli apprendisti si andarono a sedere. Come il giorno prima, tutti si erano seduti distanti da Liulcla, tutti tranne Misoan seduta al suo fianco e Daiulco e Raenad nella fila sotto. Il professore iniziò a spiegare e per tutta la lezione, si parlò della forza di volontà essenziale in qualsiasi combattimento o situazione. Durante una pausa dalle lezioni, Daiulco raccontò a Raenad tutto quello che era successo la sera prima spiegandogli come fosse finito a vivere, anche se provvisoriamente, da Liulcla e Misoan. Terminate le lezioni giornaliere, Daiulco e le due sorelle si separano da Raenad e tornarono a casa. Quella sera, nessuno di loro uscì per le strade della città. Un po’ per evitare situazioni analoghe a quelle verificatesi la sera precedente e un po’ per stanchezza. Inoltre il professore aveva detto agli “apprendisti” che l’indomani avrebbero fatto “lezione dal vivo”. Il professore non aveva detto nient’altro e ciò aveva suscitato dubbi e curiosità tra i ragazzi. Daiulco, Misoan e Liulcla non volevano rischiare di essere stanchi a lezione e quella sera, andarono a dormire presto. Il giorno dopo, al Dipartimento di Magia, tutti aspettavano con ansia l’inizio della lezione. Il professore arrivò con consueto perfetto orario e dopo aver fatto l’appello come i giorni precedenti, incominciò la lezione. Disse agli apprendisti di formare dei gruppi di 4, massimo 5 componenti. Gli apprendisti si divisero in gruppi e naturalmente, nessuno degli apprendisti decise di mettersi in gruppo con Liulcla o Misoan, nessuno tranne Daiulco e Raenad. Professore: «Giovani apprendisti, oggi svolgerete un’esercitazione basata su quello che abbiamo trattato ieri e cioè sulla forza di volontà. Verrete teletrasportati in una piccola dimensione da me creata nella quale dovrete sopravvivere per cinque ore. Per essere più precisi, solo le vostre menti verranno teletrasportate e ciò vuol dire che per cavarvela nelle situazioni più difficili dovrete fare ricorso alla vostra forza di volontà. Inoltre i gruppi appena creati non dovranno separarsi, pena il fallimento dell’esercitazione. Considererò l’esercitazione fallita anche per i singoli membri che decideranno spontaneamente di interrompere l’esercitazione prima del completamento delle cinque ore o che svenuti per qualche motivo, non avranno sufficiente forza di volontà per rinvenire». Prima che l’esercitazione avesse inizio, il professore chiese agli apprendisti se ci fosse qualcuno che non se la sentiva di fare l’esercitazione ma nessuno si fece avanti. Il professore aprì allora uno dei suoi testi magici e diresse le braccia verso gli apprendisti. Iniziò poi a leggere una formula magica. Un cerchio di luce avvolse ogni apprendista e subito dopo, buio totale. Daiulco, Misoan, Liulcla e Raenad si ritrovarono in una giungla. C’erano alberi con tronchi larghi come case e vegetazione ovunque. Gli alberi erano molto alti, sembrava che toccassero il cielo. Non c’erano strade o sentieri e il paesaggio circostante era identico in tutte le direzioni. Raenad: «E ora cosa facciamo?». Misoan: «Non mi va di camminare per cinque ore in mezzo a questa giungla. Propongo di rimanere qui e di aspettare che passino le cinque ore». Prima che gli altri tre potessero commentare la proposta di Misoan, apparve una freccia rossa che indicava una direzione precisa. Liulcla: «Credo invece che dovremmo seguire la direzione fornitaci dalla freccia. Non ho intenzione di passare cinque ore qui a non far niente». Raenad: «Per me una decisione vale l’altra». Daiulco: «Secondo me la cosa giusta da fare è seguire la freccia e vedere dove ci porta». Liulcla non era tipo da starsene ferma per cinque ore. Lei amava l’avventura. Daiulco era un tipo molto curioso e voleva sapere dove portava la freccia rossa, anche se ciò poteva implicare pericoli a non finire o azioni faticose. Il gruppo si mise in marcia seguendo la direzione data dalla freccia. In seguito, apparvero altre frecce e i quattro ragazzi, le seguirono sempre. Dopo due ore di camminata, i quattro ragazzi giunsero in un punto strano della giungla. La zona era poco illuminata e non c’erano alberi nell’area circolare avente diametro di circa trenta metri. I ragazzi si guardarono intorno senza trovare alcuna indicazione. Misoan: «E adesso che facciamo?». Nessuno sapeva cosa dire. Comparve poi una sfera blu fluttuante al centro dell’area e Daiulco, decise di avvicinarsi per capire di cosa si trattasse. Sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. La sfera si illuminò ed emanò un raggio di luce che lo colpì in pieno. Il ragazzo cadde a terra. Raenad creò immediatamente due sfere di fuoco e le scagliò contro la sfera blu che si frantumò in diversi pezzi cadendo poi sul terreno. I vari frammenti smisero di emanare luminosità. Le due ragazze corsero subito verso Daiulco e Raenad le seguì. Giunti da lui, si accorsero che il ragazzo aveva perso conoscenza. Sapevano che quanto successo significava che Daiulco rischiava di fallire l’esercitazione se non si fosse subito ripreso. Il resto del gruppo attese che Daiulco riprendesse i sensi ma non successe nulla. Daiulco continuava ad essere disteso a terra nella giungla, insieme ai compagni di esercitazione. Ad un tratto, dai frammenti della sfera uscì come del fumo nero. Raenad e le ragazze se ne accorsero e osservarono quanto stava accadendo nella speranza di capire qualcosa. Il fumo assunse la forma di una persona alta quasi due metri con due occhi bianchi. Raenad iniziò a lanciargli contro sfere infuocate ma non riuscì a colpirlo nemmeno una volta. L’avversario schivava con grande facilità ogni attacco ma stava sempre a distanza e non provava mai a contrattaccare. Raenad continuò ad attaccare con le sue sfere di fuoco ma senza ottenere alcun risultato. L’avversario si limitava a schivare e nulla di più. Raenad si fermò di colpo. Sapeva che aveva bisogno di una strategia diversa perché continuando così, avrebbe solamente sprecato energie senza ottenere nulla. Osservò Misoan e Liulcla e vide che stavano creando delle magie, magie che avevano come bersaglio se stesse, magie che producevano barriere gialle visibili per qualche secondo e che le avvolgevano completamente. Liulcla: «Recupera le forze Raenad. Me la vedo io contro questo essere». Liulcla fece comparire uno scudo e una mazza di ferro e si scagliò con una velocità superiore al normale contro l’avversario. Nello stesso istante Misoan lanciò altre magie ma questa volta dirette su Raenad. Liulcla raggiunse l’avversario in un istante e lo colpì in pieno con la mazza. Purtroppo però, l’attacco non produsse alcun effetto, considerato che la mazza di Liulcla attraversò da sinistra verso destra il bacino dell’oscuro guerriero di fumo. L’avversario, afferrò allora la ragazza per il collo con il braccio destro mentre con il sinistro, le sferrò un pugno allo stomaco. Dalle mani di Liulcla caddero a terra sia la mazza che lo scudo. L’avversario le strinse ulteriormente il collo per farle perdere i sensi e c’era quasi riuscito, quando fu colpito in pieno dalle sfere di fuoco di Raenad. L’avversario oscuro si disintegrò lasciando Liulcla che fu presa subito da Misoan che, con la stessa velocità sovraumana usata prima dalla sorella, aveva percorso diversi metri e aveva così evitato che Liulcla cadesse a terra.Raenad si avvicinò alle due sorelle preoccupato soprattutto per Liulcla. Raenad: «Come stai Liulcla?». Liulcla: «Bene ora mi riprendo». La ragazza respirava con un po’ di fatica. Accertatosi che dell’avversario non fosse rimasta alcuna traccia, Raenad si fece coraggio e chiese alle due sorelle cosa avessero fatto con quelle barriere gialle e quali fossero le loro capacità. Misoan: «Io e Liulcla studiamo fin da piccole per diventare chieriche. Entrambe conosciamo magie di potenziamento e di difesa ma io studio il Sentiero del Soccorso mentre lei il Sentiero del Combattimento». Raenad aveva così finalmente un quadro completo della situazione e poteva così capire come mai le due sorelle si fossero mosse così velocemente e come le sue ultime sfere di fuoco, fossero state più potenti del normale. I tre tornarono quindi da Daiulco che era ancora insieme a loro, immobile a terra. Nessuno di loro riusciva a capire come mai Daiulco fosse ancora li considerato che aveva perso conoscenza da qualche minuto e che il professore non aveva ancora provveduto a riportarlo indietro. Quindi sorse il problema su come comportarsi. Spostarsi dalla zona in cui si trovavano implicava dover portare con se Daiulco che nelle condizioni in cui si trovava, era impossibilitato a difendersi e loro tre, visto quanto appena accaduto, non erano sicuri di poterlo difendere. D'altronde era esclusa a priori l’idea di lasciarlo da solo. Quindi dovevano rimanere li, per lo meno fino a che non ci fossero state delle indicazioni di qualche tipo. Poi Raenad si girò improvvisamente. Misoan: «Che succede? Perché ti sei girato?». Raenad: «Non notate nulla di strano? Non è ancora apparsa alcuna indicazione e inoltre in tutta la zona regna il silenzio». Misoan: «E quindi cosa vuol dire?». Raenad «Ciò significava che». Liulcla: «Il combattimento non è ancora finito». Misoan fece una magia su Liulcla e su Raenad per fargli tornare tutte le energie perse nel combattimento e iniziò a lanciare magie di potenziamento su Raenad. Liulcla riprese in mano mazza e scudo pronta ad usarli se ce ne fosse stata l’esigenza. Avvenne come un déjà vu. Apparve nuovamente del fumo grigio che assunse le sembianze di un individuo alto circa due metri con due occhi bianchi. Questa volta però, il fumo non apparve dalla sfera ma dal punto in cui Raenad aveva colpito l’avversario qualche minuto prima. Essere oscuro: «Devo proprio ringraziarvi per aver rotto la mia prigione». Raenad: «Cosa vuoi dire?». Essere oscuro: «Ero imprigionato nella sfera e voi l’avete distrutta». I tre ragazzi capirono quindi che quando la sfera blu aveva colpito Daiulco, lo aveva fatto per difendersi dal ragazzo considerato in quella situazione, una minaccia. Raenad creò in fretta due sfere di fuoco che scagliò con violenza contro l’avversario che non si spostò di un centimetro, quasi a volersi far colpire. Il fumo scomparve e dopo qualche secondo, ricomparve nuovamente. Essere oscuro: «I tuoi attacchi sono inutili come lo sono quelli della tua amica con la mazza». Raenad allora creò sfere di fuoco più potenti che unificò in una maxi sfera e la lanciò contro l’avversario che anche questa volta non si mosse. L’essere di fumo scomparve nuovamente per ricomparire subito dopo. Essere oscuro: «Puoi provare di nuovo se vuoi ma non appena sarai stanco mi divertirò io». Sembrava una pronazione bella e buona, provocazione che Raenad accettò. L’arcimago creò altre due sfere di fuoco, le unificò e le scagliò contro l’essere oscuro. Quest’ultimo scomparve per ritornare subito dopo. Questa volta però, Liulcla aveva puntato il braccio verso il cielo e nel momento in cui l’essere ritornò, lo indirizzò verso di lui. Dal cielo arrivò un fulmine che colpì in pieno l’essere appena ricomparso. Il fulmine fu devastante. Non c’era alcun paragone tra il piccolo fulmine lanciato nella locanda e quello appena evocato. L’essere di fumo si disintegrò ancora una volta. Raenad guardo Liulcla e prima che lui potesse dirle qualcosa, gli disse che il Sentiero del Combattimento insegnava anche incantesimi magici per poter attaccare. Calma piatta. L’essere di fumo non era più riapparso e questa volta, Raenad e le due sorelle erano convinti di averlo distrutto definitivamente. Purtroppo però, l’arcimago e le due chieriche si sbagliavano. L’essere di fumo ricomparve e con una velocità a dir poco mostruosa si avvicinò a Raenad e lo tramortì con una ginocchiata allo stomaco. Raenad cadde a terra dolorante. Liulcla evocò un altro fulmine diretto verso l’essere di fumo ma, quest’ultimo lo schivò con estrema facilità e raggiunse la chierica guerriera. La afferrò per il collo e cercò per la seconda volta di farle perdere i sensi. Liulcla si dimenò nella speranza di riuscire a liberarsi ma i suoi tentativi erano del tutto inutili perché l’avversario aveva una presa molto forte. Misoan intervenne allora iniziando a lanciare contro la sorella delle magie che potessero potenziarla, nella speranza che Liulcla non svenisse. Purtroppo Misoan non poteva fare nulla di più. Lei non conosceva nessuna tecnica di combattimento e qualsiasi attacco avesse tentato contro l’essere di fumo, di sicuro non avrebbe avuto alcun successo. Purtroppo però, il disperato aiuto di Misoan nei confronti della sorella non servì ad evitare che Liulcla potesse perdere i sensi. Proprio così, Liulcla svenne e l’essere di fumo la lasciò cadere a terra. Raenad era ancora a terra piegato dal dolore che aveva allo stomaco e non riusciva ad alzarsi per poter intervenire. Dopo aver riso per la situazione, l’essere di fumo guardò Misoan e le disse che era il suo turno. L’essere scattò verso Misoan pronto a tramortirla. La ragazza era immobile, forse pietrificata dalla paura. Era questione di qualche secondo e l’essere oscuro avrebbe messo le sue mani su Misoan. All’improvviso successe qualcosa che nessuno poteva prevedere. Un forte getto d’aria investì in pieno l’essere di fumo che fu scaraventato con grande violenza contro un albero. Misoan guardò alla sua sinistra per capire chi potesse essere stato ad intervenire. Incredibilmente Daiulco era cosciente ed era stato lui a lanciare il getto d’aria con il suo bastone. Daiulco si avvicinò a Misoan e le chiese se poteva aiutare Raenad. La ragazza rispose affermativamente e lanciò sull’apprendista arcimago una magia rigenerativa. Raenad si alzò senza più sentire alcun dolore e raggiunse gli altri tre. Anche Liulcla si rialzò suscitando lo stupore degli amici. La chierica guerriera aveva solamente finto di svenire per poter poi attaccare l’avversario non appena avesse abbassato la guardia. Misoan lanciò magie di potenziamento su Daiulco e Liulcla, fece altrettanto su se stessa. Le magie lanciate precedentemente su Raenad erano ancora attive e quindi non ci fu bisogno di rifarle. L’essere oscuro si rialzò e parlò ai quattro ragazzi. Essere oscuro: «Il tempo dei giochi è finito. Ora farò sul serio». Raenad creò due sfere di fuoco pronto per lanciarle, Daiulco si mise in posizione da combattimento pronto per sferrare o parare un attacco e Liulcla alzò il braccio al cielo pronta per evocare un altro fulmine. Il vero combattimento iniziava ora. <img src="http://www.metty.the-bart.org/other/daoc/sig.php?name=Daiulco&s=-1"/>
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